Segnali radio periodici dallo spazio: «Potrebbero essere opera di civiltà aliene»
Il segnale radio, periodico e con una frequenza assolutamente regolare, recentemente scoperto in una lontana galassia nello spazio, potrebbe essere opera di una civiltà aliena particolarmente evoluta. È una delle ipotesi avanzate da Avi Loeb, direttore del dipartimento di astronomia dell’università di Harvard, anche se non l’unica.
Come Leggo vi aveva spiegato la settimana scorsa, la scoperta di alcuni astronomi canadesi aveva avuto una portata epocale: nello spazio, infatti, vengono registrati continuamente dei segnali radio detti lampi radio veloci o fast radio bursts (FRB), ma si tratta di episodi ripetuti in maniera irregolare. Per la prima volta, poco tempo fa, è stato invece individuato un segnale radio periodico e con una frequenza regolare, calcolata in 16,35 giorni.
Avi Loeb, uno dei più autorevoli astronomi al mondo, ha commentato così la scoperta: «Non abbiamo la possibilità di stabilire chiaramente di cosa si tratti, quindi non possiamo scartare a priori alcuna ipotesi. Potrebbero essere segnali generati da giovani stelle di neutroni, dette magnetar, o altri fenomeni naturali a noi sconosciuti. Non possiamo però neanche scartare la natura ‘artificiale’ di questi segnali radio: è plausibile, quindi, pensare che una civiltà extraterrestre particolarmente evoluta utilizzi un fascio d’energia per spostare dei pesi all’interno dello spazio e che i ricercatori canadesi abbiano captato la radiazione che sfugge da quel fascio».
Lo stesso Avi Loeb, comunque, segnala che la sua è una semplice teoria, già illustrata in uno studio di tre anni fa, e puntualizza: «Per quel che ne sappiamo, spostare masse nello spazio attraverso dei fasci richiede un’energia pari a quella dell’intera luce solare che arriva fino alla Terra. Questo quindi richiederebbe un progetto ingegneristico basato su conoscenze e tecnologie che sulla Terra non abbiamo».
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