Il mistero del Karakorum: i ghiacciai più alti al mondo
L’unico luogo sul pianeta a non essere colpito dal riscaldamento globale è la catena montuosa del Karakorum in Asia. In questa zona i ghiacciai, a differenza di qualsiasi altra area sulla Terra, non si restringono, ma aumentano di volume.
Gli scienziati parlano di una combinazione unica di condizioni geografiche e meteorologiche. Sputnik vi spiega che cosa aspetta il Karakorum in futuro.
I ghiacciai di alta montagna hanno sorprendono gli scienziati
La catena del Karakorum si estende oltre i confini di Pakistan, India e Cina, penetrando in Afghanistan e Tagikistan. È l’area montuosa più alta dell’Asia centrale. Come in tutte le aree interessate da orogenesi, si verificano costantemente scosse sismiche, terremoti, valanghe, smottamenti e frane.
I 13.700 ghiacciai del Karakorum contengono il 30% dei ghiacci di tutta l’Asia montana. L’unicità di questa zona è stata oggetto di studio dall’inizio del XX secolo. I ricercatori registrarono l’improvvisa e brusca nascita di ghiacciai. Alcuni considerarono questo fenomeno come ciclico, altri come del tutto casuale. Si sospettava la presenza di un legame con le inondazioni fluviali causate dalle fratture dei laghi glaciali. In quegli anni i ghiacciai venivano esplorati unicamente in loco e da questi ghiacciai alpini inaccessibili si riuscivano a ricavare dati tra loro variabili e di difficile comparazione.
Oggi il fenomeno di avanzamento rapido dei ghiacciai a una velocità pari a decine o persino centinaia di metri al giorno è chiamato surge glaciale. Nel 2002 durante l’avanzata (surge) del ghiacciaio Kolka in Ossezia del Nord sono rimasti vittime i membri della troupe cinematografica di Sergey Bodrov.
Alaska. 48 anni di scioglimento dei ghiacciai in un video al rallentatore
I dati dell’ultimo decennio indicano che, mentre tutti i ghiacciai del pianeta si stanno riducendo a causa del riscaldamento globale, i ghiacciai del Karakorum sono stabili o addirittura in leggera crescita. Nel 2005, il ricercatore canadese Kenneth Hewitt ha parlato di anomalia.
Molti erano scettici al riguardo. Ad alimentare tale scetticismo vi fu l’errore grossolano presente nella relazione del Gruppo intergovernativo per il cambiamento climatico (IPCC) del 2007. All’interno del documento si sosteneva che i ghiacciai dell’Himalaya sarebbero scomparsi entro il 2035. Tuttavia, si appurò che tale previsione era stata riportata in maniera errata da una fonte poco affidabile. In realtà è più corretto parlare di 2350 come data limite.
Un’anomalia studiata al microscopio
Si è cominciato ad esplorare attivamente i ghiacciai del Karakorum. Grazie alle osservazioni satellitari e all’analisi delle immagini d’archivio è stato possibile svelare il segreto del loro comportamento insolito.
Il parametro più importante di un ghiacciaio sono le variazioni del suo bilancio di massa. Nelle aree montuose tale valore cresce grazie alla neve la quale si trasforma gradualmente in ghiaccio. Sotto il suo stesso peso scivola lungo il pendio e si scioglie alimentando torrenti, fiumi e laghi. Se il ghiacciaio cresce più velocemente di quanto si sciolga, il bilancio di massa è positivo. In caso contrario, il valore è negativo.
Taluni scienziati francesi, confrontando le immagini scattate tra il 2000 e il 2008, hanno rilevato un leggero aumento del bilancio di massa dei ghiacciai del Karakorum: 0,11 metri all’anno di equivalente in acqua. Quindi, il bilancio di massa è positivo.
Tutti i ghiacciai del pianeta, ad eccezione di quelli antartici e groenlandesi, hanno perso circa 500 kg per m2 all’anno tra il 1961 e il 2016. Mentre la parte centrale del Karakorum ha acquisito 120 kg in più. Tali dati sono stati resi disponibili da scienziati svizzeri, olandesi e britannici in uno studio pubblicato il 6 gennaio.
In realtà, un bilancio di massa positivo si registra solamente nell’area orientale del Karakorum e ad ovest del versante montuoso della catena del Kunlun. In queste zone i ghiacciai avanzano a velocità costante o anche più velocemente di prima. Nel resto dell’altopiano asiatico, la loro velocità è invece in diminuzione.
Sono state avanzate molte ipotesi circa l’anomalia che interessa il Karakorum. In Gran Bretagna, ad esempio, si è ipotizzato che in estate si formi sopra queste montagne e sul Pamir occidentale un vortice d’aria fredda in grado di creare un effetto “frigorifero” che indebolisce i monsoni.
Un’altra possibile spiegazione è legata agli inverni particolarmente nevosi del XX secolo, che si sono succeduti soprattutto a partire dagli anni ’60. Tale fenomeno fu dovuto all’aumento dell’umidità dell’aria, a sua volta causato dall’incremento dei sistemi di irrigazione nella Cina nord-occidentale. L’insieme di questi rivolgimenti generò nevicate più frequenti in estate nel Kunlun occidentale e nel Pamir, nonché una fitta copertura di nuvole che non permettevano il passaggio dei raggi solari.
La particolarità del Karakorum è che i suoi ghiacciai sono per quasi un terzo ricoperti da detriti di roccia spessi fino a 1,5 metri. Questo ostacola notevolmente le attività di esplorazione. Dalle immagini i ghiacciai possono essere confusi per superfici terrestri di altra tipologia, è difficile definirne la forma, calcolarne la superficie e di conseguenza rilevare eventuali variazioni. È altresì complicato effettuare operazioni in loco e installare le attrezzature. Anche i detriti, secondo diversi scienziati, trattengono il calore dei raggi solari e prevengono lo scioglimento del ghiacciaio.
Il destino di ghiacciai unici
Ancora non è chiaro perché i surge glaciali siano concentrati proprio nel Karakorum. Gli scienziati giustificano questa concentrazione in virtù della posizione geografica unica e delle condizioni climatiche particolari. Tali ghiacciai alpini spesso perdono stabilità a causa delle variazioni della loro temperatura di base, della pressione dell’acqua o di una combinazione di questi fattori.
Vi sono evidenze a supporto di un aumento nella frequenza dei surge glaciali nel Karakorum. Questo fenomeno coincide con un riscaldamento dell’aria e un aumento dell’umidità. Frank Paul dell’Università di Zurigo ha deciso di adoperarsi per trovare tracce di surge glaciali risalenti al passato. Esaminando le mappe storiche, i rapporti e le immagini satellitari degli anni ‘60, ha scoperto che in quest’area si registrano surge da almeno 200 anni. Ciò significa che l’anomalia in oggetto ha in realtà un passato ben più lungo di quanto non si credesse.
I ghiacciai del Karakorum sono un’importante fonte di acqua per i fiumi locali, incluso l’Indo. Da questo dipende la vita di milioni di persone che abitano in una regione la quale non vanta certo un elevato grado di stabilità sociale. I ghiacciai sono particolarmente importanti durante i periodi di siccità. Ma quanto a lungo durerà ancora quest’anomalia a fronte del riscaldamento globale?
Mettendo a confronto i modelli descrittivi del clima registrato tra il 1861 e il 2100, taluni ricercatori americani hanno dimostrato che il ciclo stagionale del Karakorum si distingue da quello del resto dell’Asia centrale: infatti, i ghiacciai del Karakorum aumentano la propria massa durante l’inverno e durante la primavera e l’estate, quando cominciano i monsoni, non si sciolgono. Questa dinamica si registrerà fino alla fine del secolo.
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