10 luoghi segreti di Roma: Guida alla scoperta di storie e posti poco conosciuti
I 10 luoghi segreti di Roma: piccola guida alla scoperta delle storie e dei posti poco conosciuti della Capitale, tra arte, stravaganze, misteri e leggende
Parlare di Roma e proporre una guida per chi non la conosce, o per coloro che l’hanno visitata diverse volte ma ancora non la conoscono tutta, è sempre difficile: la Capitale infatti non è solo un mondo a sé stante che ha pochi eguali e che, dal punto di vista storico, artistico, politico e pure sociologico, costituisce un unicum spesso inaccessibile agli stessi romani. La Città Eterna infatti è un coacervo di luoghi, storie, angoli e scorci solo all’apparenza insignificanti e che -particolare non secondario- rispetto ad altre metropoli vanno moltiplicati per dieci: ecco perché la stessa Roma rappresenta un (piacevole) mistero non solo per i suoi abitanti ma anche per chi la considera la più bella città del pianeta e per questo motivo, al di là della dei percorsi e delle tappe obbligate per chi la visita la prima volta, proponiamo una guida alternativa in dieci luoghi segreti (intendendo con questo termine non solo posti che pochi conoscono ma anche angoli spesso molto bazzicati ma di cui in pochi, fra turisti e residenti, hanno osato varcarne le porte) tra parchi, orologi, cimiteri, luoghi dismessi e pure… bunker, ben coscienti che si tratta di un elenco soggettivo, parziale e solo uno dei tanti che la geografia fisica ed emozionale Roma permette di tracciare sulla sua ideale mappa.
GUIDA AI 10 LUOGHI SEGRETI DI ROMA
La nostra guida ai dieci luoghi segreti di Roma può cominciare da un posto “storico”, ovvero le Domus Romane di Palazzo Valentini, nei pressi di Piazza Venezia: negli ambienti sotterranei di questo edificio che apparteneva a una ricca famiglia dell’età imperiale si trovano i ruderi di quelli che dovevano essere delle terme dotate di “frigidarium, tepidarium e calidarium”; oggi, grazi a un percorso interattivo curato tra gli altri da Piero Angela è possibile ammirarne i saloni, gli affreschi e le decorazioni tipiche delle domus patrizie. Il secondo posto segreto è il mitico orologio ad acqua nei pressi della terrazza panoramica del Pincio di Villa Borghese: realizzato nell’Ottocento da Giovan Battista Embriaco e azionato da una vicina fontana, si tratta di un ingegnoso strumento per misurare l’ora e che non tutti conoscono anche perché nascosto dalla vegetazione. Da uno dei parchi più belli della Capitale a Villa Torlonia, sulla Nomentana, nota per essere stata l’ultima residenza ufficiale di Benito Mussolini: originariamente di proprietà della famiglia Pamphilj, tra laghetti e stile neoclassico custodisce nei sotterranei un bunker antiaereo all’avanguardia fatto costruire dal Duce e pure una tomba in stile etrusco. E sempre all’interno del parco della Villa c’è anche la Casina delle Civette: antica residenza di Giovanni, uno dei principi Torlonia, nascosta anch’essa alla vista da cuna collinetta, è un edificio rustico e in tufo dipinto tutto in tempera (con tanto di maioliche e vetrate colorate) realizzato dall’architetto Giuseppe Jappelli; questo romantico rifugio tra Art Nouveau e stravaganze, collegato al villino principale, divenne la “Casina delle Civette” per via di due di questi rapaci stilizzati su una vetrata, simbolo peraltro amato e ricorrente nell’edificio del principe Giovanni. Dalla Nomentana a Trastevere: qui si trova l’Antica Farmacia (o Spezieria) di Santa Maria della Scala, la prima attività di tal genere nella Capitale: aperta nel Cinquecento grazie ai frati Carmelitani che coltivavano erbe mediche nel giardino del Convento di Santa Maria e in funzione fino al 1978, era conosciuta come la “farmacia dei Papi”. Oggi è un luogo magico e che profuma di storia, aperto solo in occasioni speciali e che dopo la visita consente di acquistare ancora alcuni dei preparati che si basano sulle ricette originali dei frati.
DALL’ARCHEOLOGIA INDUSTRIALE ALL’ESOTERISMO…
Il nostro tour fra i luoghi segreti e a volte dimenticati di Roma prosegue nella Centrale Montemartini, originariamente sede di una centrale termoelettrica sulla Via Ostiense: oggi in disuso è uno dei musei più curiosi della capitale dato che in una cornice così suggestiva ospita 400 statue romane ma pure altri esempi di arte classica come rari mosaici ed epigrafi. Dall’archeologia industriale all’esoterismo il salto non è poca cosa, ma è possibile visitando la cosiddetta Porta Magica di Piazza Vittorio, sull’Esquilino dove la magia la fa da padrona tra statue e i resti della Villa Palombara. Secondo alcune leggende una delle porte dell’edificio (conosciuta anche come Porta Alchemica o Dei Cieli), unica parte ricostruita dopo la demolizione dell’intera villa, era connessa alla mitologica pietra filosofale e custodirebbe misteri legati a misteriose sparizioni e trasmutazioni alchemiche che mandano in brodo di giuggiole gli amanti dell’esoterismo. La successiva tappa è nei pressi della Fontana di Trevi, dove nell’omonimo Rione c’è un passaggio pedonale coperto in stile Liberty di cui non tutti sono a conoscenza: questa perla fu progettata dall’architetto Guido De Angelis e presenta un ciclo pittorico di Giuseppe Cellini; tra strutture in ferro, bellissimi affreschi che raffigurano le virtù femminili e vetrate sembra di entrare davvero in un altro micro-mondo che costringe tutti a guardare all’insù (e a fare l’immancabile foto). Dal centro di Roma al quartiere Testaccio, nei pressi della Piramide Cestia, sede del Cimitero Acattolico: conosciuto anche come “cimitero inglese”, è un luogo suggestivo nonostante tutto, fra statue di angeli e che restituiscono una immagine della morte ben più serena fra bassorilievi, sculture e soprattutto per la presenza di illustri “ospiti” quali poeti del calibro di Percy Bysshe Shelley e John Keats, oltre ad Antonio Gramsci, Carlo Emilio Gadda e, di recente, Andrea Camilleri. Infine, al pari dell’orologio ad acqua del Pincio, concludiamo con un’altra chicca, ovvero il quadro “motorizzato” del pittore fiammingo Paul Rubens nella Chiesa di Santa Maria in Vallicella nel Rione Parione: la pala d’altare che raffigura la Vergine ne vede scomparire l’icona una volta a settimana, durante la funzione del sabato sera, grazie a un meccanismo che così la preserva dai deterioramenti e l’azione del tempo, oltre che per l’alto valore religioso dato che si narra che un tempo il quadro sanguinava; inoltre il “motore” azionato da un telecomando consente pure di fare salire e scendere il dipinto.
di: Raffaele Graziano Flore
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