Una nuova scoperta dalle sonde Voyager

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Una nuova scoperta dalle sonde Voyager

In tempi di pandemia è facile che nuove scoperte in altri campi della Scienza, come quella fatta dalle ormai lontane sonde Voyager, passino in secondo piano.
Secondo un gruppo di fisici di alcuni prestigiosi enti di ricerca USA le sonde Voyager 1 e Voyager 2, lanciate oltre 43 anni fa per studiare i pianeti esterni del Sistema Solare, hanno rilevato flussi di elettroni, nei raggi cosmici (particelle ad alta energia che viaggiano tra le stelle), accelerati da onde d’urto prodotte da eruzioni solari.

Una nuova scoperta dalle sonde Voyager

Poiché le due navicelle della NASA si trovano ormai ben oltre i confini del Sistema Solare, la scoperta è unica e particolarmente importante. Le onde d’urto che hanno accelerato le particelle sono state prodotte da espulsioni di gas ed energia provenienti dal Sole a oltre a 1,5 milioni di chilometri all’ora – che comunque significa che hanno viaggiato per ben più di un anno prima di arrivare alle Voyager, che oggi si trovano rispettivamente a più di 22 e 18 miliardi di km da noi. Gli elettroni rilevati sono stati accelerati lungo le linee dei campi magnetici interstellari e viaggiano ora a velocità di poco inferiori a quella della luce, che è di quasi 300.000 km al secondo nel vuoto.
Spiega Donald Gurnett (University of Iowa, USA), coordinatore dello studio (pubblicato sull’Astronomical Journal), che, fuori dalla regione sotto il dominio del Sole (l’eliosfera), «l’onda d’urto di un’esplosione solare fluisce lungo le linee del campo magnetico interstellare, ed è su queste linee che vengono accelerati gli elettroni dei raggi cosmici».

Una nuova scoperta dalle sonde Voyager F2

Sulla base dei dati inviati a Terra gli scienziati sono riusciti a determinare che gli elettroni sono stati accelerati prima di essere rilevati in quello stato dagli strumenti delle due Voyager. Il fenomeno e il meccanismo che l’ha prodotto non erano mai stati visti prima nello Spazio esterno. Ora questa scoperta aiuterà a comprendere meglio le dinamiche delle onde d’urto – anche quando prodotte da eruzioni su altre stelle – e l’influenza che potrebbero avere le particelle accelerate sugli astronauti che nei prossimi anni si troveranno a soggiornare a lungo sulla Luna e su Marte, quando, durante le attività all’esterno, saranno sottoposti a notevoli concentrazioni di raggi cosmici.
«L’idea che le onde d’urto accelerino le particelle non è nuova», afferma Gurnett, «ma fino a oggi il processo non era mai stato osservato, ma solo teorizzato. Ed è straordinario che il fenomeno che sia stato rilevato in un nuovo regno estremamente rarefatto, il mezzo interstellare, che è molto diverso dall’ambiente interno del Sistema Solare, dove già sappiamo che il vento solare è sottoposto a processi simili.»
Di: Luigi Bignami
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