In Cile a caccia di meteoriti
DAGLI APPENNINI ALLE ANDE, E RITORNO
Un gruppo di scienziati, due dei quali dell’Inaf, è giunto nel deserto di Atacama, in Cile. Obiettivo: cercare per due settimane meteoriti in uno degli ambienti più aridi del nostro pianeta e studiare crateri da impatto, prodotti della caduta di asteroidi sulla superficie della Terra. E magari trovare indizi utili per svelare la natura degli enigmatici Pica glass
Sono volati in Cile per una spedizione che li porterà nel deserto di Atacama a studiare crateri da impatto e alla ricerca di meteoriti preziose per lo studio del nostro Sistema solare, ma anche per investigare la regione dove si trovano i Pica glass, vetri naturali di origine ancora misteriosa.
un gruppo di scienziati composto da due astrofisici dell’Inaf, Mario Di Martino dell’Osservatorio astrofisico di Torino, ideatore della missione, e Fabrizio Capaccioni, direttore dell’Istituto di astrofisica e planetologia spaziali (Iaps) di Roma, dai geologi Gabriele Giuli dell’Università di Camerino e Giovanni Pratesi dell’Università di Firenze, entrambi esperti di mineralogia, e dal geologo Marco Morelli, direttore della Fondazione Parsec, che invece è specializzato nelle indagini sul campo.
La spedizione è organizzata nell’ambito della convenzione di collaborazione scientifica tra Istituto nazionale di astrofisica e l’Università di Atacama con sede a Copiapò, in Cile. Vi partecipa infatti anche l’astronomo italiano Mauro Barbieri, ricercatore che lavora all’Università cilena.
Obiettivo della spedizione è quello di cercare meteoriti in uno degli ambienti più aridi del nostro pianeta e studiare crateri da impatto, prodotti della caduta di asteroidi sulla superficie della Terra, ad esempio quello di Montouraqui, che si trova sulle Ande, a 3000 metri di altezza. Il cratere misura 350 metri di diametro per 34 di profondità e risale a circa 300mila anni fa. È già stato studiato, ma molto resta da capire sulla natura del corpo che lo ha creato.
I campioni di meteoriti che verranno trovati saranno poi studiati in laboratorio insieme agli scienziati cileni, un lavoro che richiede analisi complesse e attrezzature specifiche. I partecipanti alla spedizione sperano di trovare in particolare condriti del tipo più raro e delicato, le carbonacee, maggiormente interessanti dal punto di vista scientifico perché costituite da materiale più antico e incontaminato, ricco di informazioni che possono aiutare a comprendere meglio i processi fisici che hanno avuto luogo nelle fasi primordiali dell’evoluzione del nostro Sistema solare.
Infine i vetri naturali, i Pica glass, la cui origine è incerta. Il gruppo di scienziati li studierà da vicino proprio nella zona della Cordigliera, che rappresenta l’unico posto al mondo dove sono stati osservati. Le ipotesi sulla loro origine sono varie, compresa quella di un superbolide: un corpo cosmico esploso a bassa quota, che avrebbe provocato un’ondata di calore capace di fondere roccia e sabbia fino a trasformarle in vetro.
La missione, partita il 26 ottobre, si concluderà l’11 novembre, dopo che il gruppo avrà percorso circa duemila chilometri in fuoristrada, fra deserto, altipiano e Cordigliera. Il viaggio di ricerca parte dalla costa del Pacifico, a Iquique, per addentrarsi nella Cordigliera fino a Pica, dove il gruppo preleverà campioni di vetri naturali. Poi la spedizione si sposterà nel deserto intorno a Calama e sulle pendici delle Ande per studiare il cratere di Montouraqui. Da qui ancora un tratto nel deserto fino alla provincia di Antofagasta e a Copiapò, dove ha sede l’Università partner della spedizione.
L’Inaf, le Università di Firenze e Camerino e il Museo di scienze planetarie, oggi parte della Fondazione Parsec, hanno alle spalle una lunga storia di missioni scientifiche in aree desertiche, in particolare in Egitto, Sudan, Russia, Iran ed altri Paesi. Negli ultimi dieci anni però il Cile ha fornito molti campioni interessanti ed è stato quindi ritenuto il sito più promettente per questo tipo di spedizione.
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