Il volto ”abitabile” di Venere. Gli scienziati riscrivono …

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Il volto ”abitabile” di Venere. Gli scienziati riscrivono l’evoluzione del pianeta

Per circa 3 miliardi di anni potrebbe aver ospitato oceani, prima di un possibile disastroso effetto serra. E’ l’ipotesi di un nuovo studio elaborato dal Nasa Goddard Institute of Space Science
IL pianeta Venere potrebbe essere stato un tempo abitabile? E’ la domanda che si sono posti i ricercatori del Nasa Goddard Institute of Space Science alle prese con nuovi modelli che mostrano un volto nuovo del pianeta “gemello” della Terra. Simile per dimensioni, ma assai inospitale a causa della vicinanza del Sole, Venere – secondo lo studio presentato all’European Planetary Science Congress – potrebbe aver mantenuto per 3-3,5 miliardi di anni una temperatura stabile ben al di sotto degli attuali 400°C calcolata tra i +20°C e i +50°C, finché 750-700 milioni di anni fa il rilascio di anidride carbonica sprigionatasi dalle rocce non avrebbe causato un effetto serra in grado di provocare un cambiamento climatico disastroso.

Il pianeta Venere (foto Nasa)

La possibile presenza di oceani su Venere era stata già suggerita negli anni ’80 dell’Agenzia spaziale americana, ipotesi poi scartata per l’eccessiva vicinanza al Sole. Ma ora ripresa dal gruppo di lavoro guidato da Michael Way e Anthony Del Genio che ha studiato una serie di simulazioni per ricostruire l’evoluzione del pianeta. Stando alla ricerca, nonostante la quantità di radiazione solare ricevuta da Venere sia doppia rispetto alla Terra, i cinque modelli analizzati dai ricercatori confermano che il pianeta avrebbe potuto assicurare delle temperature sufficientemente basse da permettere la presenza di acqua in superficie.
Le simulazioni fanno pensare che Venere abbia attraversato una fase di raffreddamento alcuni miliardi di anni dopo la sua formazione. A quel punto, la sua atmosfera era satura di anidride carbonica e se la sua evoluzione fosse risultata simile a quella terrestre la CO2 sarebbe stata col tempo catturata delle rocce silicee in superficie, liberando azoto e tracce di metano nell’atmosfera, una composizione sostanzialmente stabile. Finché, conclude lo studio, un evento probabilmente legato al vulcanismo globale non avrebbe scatenato lo sprigionamento di anidride carbonica rilasciata nell’atmosfera e poi assorbita dal magma causando quell’effetto che avrebbe reso il pianeta inabitabile.
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