La Terra è stata investita da un’espulsione di massa coronale del Sole: cos’è e cosa rischiamo
Un’espulsione di massa coronale ha centrato la Terra la sera del 24 marzo, ma non ha dato vita a una tempesta geomagnetica poiché troppo debole. Il fenomeno è legato alla proiezione di plasma e radiazione elettromagnetica dall’atmosfera del Sole verso il nostro pianeta, e può innescare problemi radio e satellitari, oltre che aurore polari insolitamente affascinanti.
Alle 22:52 di domenica 24 marzo la Terra è stata investita da un’espulsione di massa coronale (CME), ma il plasma sprigionato dalla nostra stella non ha innescato una tempesta geomagnetica poiché troppo debole. Nonostante al momento non siano stati registrati problemi, effetti geomagnetici di ridotta intensità potrebbero verificarsi durante la giornata del 25 marzo, mentre il nostro pianeta attraversa il flusso di particelle ad alta energia “sparato” dal Sole. Blackout alle comunicazioni radio e disturbi ai sistemi satellitari sono tuttavia ancora possibili in particolar modo al Polo Nord, dunque sono stati avvisati tutti i piloti che si troveranno a volare nell’area in queste ore.
Aurore ancora possibili. Al di là degli effetti legati all’espulsione di massa coronale appena rilevata, aurore boreali particolarmente intense sono ancora possibili poiché nell’atmosfera del Sole sono presenti grossi buchi coronali che puntano in direzione della Terra. L’arrivo del vento solare da loro sprigionato è previsto tra il 26 e il 28 marzo, quando potrebbe dar vita a spettacolari aurore nel cielo. Ad aumentare le probabilità di vederle nel circolo polare Artico vi è l’effetto Russel-McPherron, che in questo periodo determina aperture nel campo magnetico terrestre (le aurore originano proprio dall’interazione tra il vento solare e la magnetosfera).
Evento di Carrington. Tra gli effetti più affascinanti scaturiti dal vento solare (potenzialmente molto pericoloso) sono le aurore polari in luoghi insoliti. Nel caso in cui il flusso di particelle fosse particolarmente intenso, infatti, scontrandosi col campo magnetico terrestre può originare le aurore anche a latitudini molto inferiori rispetto a quelle polari. Basti pensare che nel famigerato “evento di Carrington” (un potentissimo brillamento) del settembre 1859 le aurore furono osservate anche a Roma e alle Hawaii. Purtroppo si registrarono anche danni alle linee telegrafiche (le uniche disponibili all’epoca) e incendi; in un mondo ipertecnologico come il nostro una tempesta geomagnetica con una simile potenza provocherebbe danni enormi. Ma per fortuna non è stato il caso dell’evento registrato nella notte appena trascorsa poiché troppo debole, come riportato sul portale specializzato spaceweather.com.
di Andrea Centini
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