Le Pleiadi: sette stelle, tutte variabili
Chi ha a disposizione una vista eccellente e cieli sereni e bui le riesce a vedere tutte e sette, ma i telescopi ci hanno rivelato che l’ammasso delle Pleiadi è formato da oltre mille astri. Concentrandosi però a su quelle sette sorelle, le più brillanti del gruppo, un team di ricercatori guidato da astronomi dell’Università di Aarhus in Danimarca è riuscito a scoprirne una nuova caratteristica: la loro luminosità varia periodicamente. Un lavoro per niente facile: la grande luminosità di questi astri “acceca” i telescopi e gli strumenti più avanzati per lo studio del cielo, anche i sofisticati sensori del telescopio spaziale Kepler, che registra su lunghi periodi di tempo l’intensità della luce proveniente da migliaia di stelle, cercando nella variazione di questo segnale gli indizi di transiti di pianeti in orbita attorno ad esse. I ricercatori hanno così sviluppato una nuova tecnica per pesare il contributo di ogni pixel dei sensori di luce di Kepler per trovare il giusto equilibrio grazie al quale gli effetti strumentali vengono annullati, facendo finalmente emergere, se esiste, la vera variabilità luminosa delle stelle. Il metodo applicato alle sette sorelle ha mostrato che la maggior parte di esse appartengono alla classe delle stelle B lentamente pulsanti, astri variabili la cui luminosità cambia in periodi lunghi. Una delle sette, Maia, ha invece un comportamento diverso: la sua luminosità varia regolarmente con un periodo di 10 giorni. Secondo gli scienziati, queste variazioni sono prodotte da una ampia zona sulla superficie della stella, che appare e scompare dalla vista ogni di dieci giorni, ovvero il periodo di rotazione della stella stessa.
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