Facciamo un po’ di luce sul mistero dei buchi neri

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Facciamo un po’ di luce sul mistero dei buchi neri

Al centro della nostra galassia un mostro con una massa pari a 4 milioni di volte quella del nostro sole. Per osservarlo gli astronomi dell’Event Horizon Telescope stanno mettendo a punto uno strumento che combina i dati di radiotelescopi sparsi in tutto il mondo

C’è grande attesa nella comunità scientifica per i primi risultati dell’Event Horizon Telescope, che dovrebbero essere finalmente annunciati quest’anno. L’obiettivo del team internazionale di astronomi che lavorano a questo straordinario progetto è allo stesso tempo semplice e ambizioso: essere i primi a catturare l’immagine degli oggetti più misteriosi ed estremi dell’astronomia moderna, i buchi neri.

(Viaggio nel buco nero (tratto da RelativitApp))

 

L’orizzonte degli eventi
Quella di osservare dei buchi neri può sembrare un’idea paradossale. In fondo si tratta di oggetti da cui, per definizione, nulla può sfuggire, neppure la luce. Ma gli astronomi non sono a caccia della luce emessa dal buco nero, bensì della sua “ombra”. I calcoli mostrano infatti che i buchi neri modificano lo spazio e il tempo intorno ad essi a tal punto che la luce non si propaga più in linea retta, ma viene deviata dal loro immane campo gravitazionale. Se si avvicinano troppo a quella sfera immaginaria che i fisici chiamano “orizzonte degli eventi”, i raggi luminosi possono fare uno o più giri intorno ai buchi neri, o addirittura scomparire al loro interno, generando appunto una sorta di ombra nelle immagini astronomiche.
Al centro della galassia

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Tra tutti i buchi neri noti, il più promettente per questo tipo di osservazioni è quello che giace al centro della nostra galassia: un mostro con una massa pari a 4 milioni di volte quella del nostro sole compressa in un volume più piccolo dell’orbita di Mercurio. Per osservare un oggetto così compatto e così lontano, serve uno strumento dalla risoluzione formidabile, capace di osservare un acino d’uva sulla Luna! Gli astronomi dell’Event Horizon Telescope contano di realizzarlo grazie ad una tecnologia che combina i dati di radiotelescopi sparsi in tutto il mondo, e li fa funzionare come un unico grande telescopio delle dimensioni dell’intero pianeta.

I primi risultati
I primi dati sembrano indicare che il progetto stia andando nella direzione giusta, ed entro qualche mese dovrebbero essere resi pubblici i primi risultati. Oltre alla curiosità di “guardare in faccia” gli enigmatici buchi neri, osservare quest’ombra ci permetterebbe di capire molto sulla forza di gravità in condizioni estreme, e di chiarire il meccanismo che permette ai buchi neri di sparare nello spazio interstellare enormi getti di luce e di materia, e di influenzare così la formazione delle galassie. Un passo importante nella lunga avventura scientifica che ci sta portando a capire le forze che forgiano l’universo in cui abitiamo. E quindi le nostre origini.
Di: Gianfranco Bertone
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