Cina, scoperto fossile di un rettile …

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Cina, scoperto fossile di un rettile del Triassico simile a un ornitorinco

La struttura di Eretmorhipis carrolldongi ricorda quella del mammifero semi-acquatico e probabilmente si procurava il cibo allo stesso modo, frugando i fondali con il becco
Corpo compatto e robusto, una struttura simile a un becco, grosse zampe palmate e una bella fila di placche ossee triangolari sulla schiena. A metà nell’aspetto tra un ornitorinco e un piccolo drago, Eretmorhipis carrolldongi è una creatura che sembra uscita dalla saga di Animali Fantastici. Ma è più che reale e risale al Triassico inferiore: 247 milioni di anni fa.

Il retttile marino del Triassico Eretmorhipis carrolldongi.

Che fosse unica nel suo genere lo hanno pensato anche i ricercatori, quando hanno estratto i suoi resti fossili dalle rocce di una piccola laguna nella provincia dell’Hubei, nella Cina centrale. E. carrolldongi fa parte degli Hupehsuchia, un ordine di rettili acquatici ormai estinti e che vivevano solo in quest’area della Cina. Finora scoprire qualcosa in più rispetto alla sua vita era una sfida: gli unici resti a disposizione dei paleontologi erano privi di testa.
Venirne a capo
L’ultimo esemplare di E. carrolldongi trovato risale al Triassico inferiore e, più lungo di un metro, la testa ce l’ha. Il ritrovamento ha finalmente permesso di capire meglio questa creatura e ipotizzare le sue abitudini di vita.
“Gli Hupehsuchia erano privi
di denti e avevano una mandibola molto sottile, ma il cranio di Eretmorhipis sembra quello di un ornitorinco”, spiega a National Geographic Italia Andrea Tintori, paleontologo dell’Università degli Studi di Milano, tra gli autori del paper che documenta la scoperta su Scientific Reports.
“La somiglianza morfologica di per sé non è significativa, ma la morfologia funzionale è il punto di partenza. La nostra ipotesi è che usasse un qualche tipo di recettore – chemiocettori, elettrocettori o magari meccanocettori sensibili ai movimenti nell’acqua – per procurarsi il cibo, proprio come l’ornitorinco che fruga i fondali con il becco in acque torbide e con scarsa luce”. Gli Hupehsuchia, di cui fa parte E. carrolldongi, erano creature massicce dotate di ossa pesanti. Per questo si pensa non fossero grandi nuotatori e vivessero nei pressi del fondale.
“Come quasi sempre si fa in paleontologia, giochiamo sui confronti tra il passato e l’attuale”, prosegue Tintori. “L’ornitorinco è un animale crepuscolare, mentre una delle ipotesi per questa creatura è che preferisse cacciare di notte, con meno competizione. E che i diversi generi che vivevano nella laguna non si dividessero i vari ambienti, ma le diverse fasce orarie della giornata”.
L’area in cui è stato rinvenuto questo rettile si estende per circa 30 chilometri quadrati, dove affiorano i livelli fossiliferi. I cinque generi di Hupehsuchia non sono mai stati trovati al di fuori della laguna, dove da circa 20 anni si fanno ricerche paleontologiche mirate, “ma non sappiamo perché. Nella stessa zona non abbiamo trovato pesci, crostacei o altri vertebrati, perciò non abbiamo idea di come funzionasse questo ecosistema così particolare, molto probabilmente con acque basse e massicci strati di dolomie laminate. Ovvero l’ultimo luogo in cui un paleontologo andrebbe a scavare per cercare vertebrati marini!”, scherza Tintori.
Una sorpresa di biodiversità
Probabilmente questa laguna cinese era un ecosistema molto complesso: ciascuna delle specie di rettili marini trovate nell’area ha “dotazioni” diverse per nutrirsi – per una specie di Hupehsuchia i paleontologi hanno ipotizzato la presenza di una sacca golare simile a quella dei pellicani – ed è un’informazione preziosa. Finora infatti si pensava che la diversità dei rettili dopo l’estinzione di massa del Permiano, che 250 milioni di anni fa ha spazzato via il 90% delle specie animali e vegetali sulla Terra, fosse estremamente limitata. Ma queste scoperte fossili stanno facendo cambiare idea ai paleontologi.
La paleontologia si è concentrata a lungo solo su Europa e Nord America, spiega Tintori, e “si pensava che, per i rettili marini, il picco della diversificazione si fosse raggiunto appena dieci milioni di anni dopo la grande estinzione, con una ripresa graduale. Ma trovati nuovi fossili, in particolare quelli cinesi, abbiamo coperto quel lasso di tempo del quale sapevamo pochissimo e capito che i rettili marini erano già estremamente diversificati”.
La ripresa dopo la grande crisi, per loro, non è stata lenta e graduale bensì un boom incredibile di due milioni di anni, con specializzazioni variegate e curiose come il “becco” di E. carrolldongi. Due milioni di anni possono sembrarci molti, ma in geologia non si tratta che di un attimo.
Proseguendo poi tra i resti fossili del Triassico medio, i paleontologi avrebbero trovato ittiosauri, sauropterigi, notosauri e placodonti in grandi numeri, ma non più gli Hupehsuchia come Eretmorhipis. “Sono spariti: hanno occupato tutto lo spazio possibile, con la massima diversificazione possibile, poi come tanti altri gruppi si sono fermati”, conclude Tintori. “Ma la Cina è grande come l’Europa, perciò chissà quante cose ancora ci sono da scoprire!”.
Di: Eleonora Degano
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