Il non-avvistamento astronomico più importante di sempre (quello di Oumuamua)

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Quando nel novembre 2017 il telescopio spaziale Spitzer si rivolse verso il visitatore interstellare, non riuscì a trovarlo: troppo veloce, e con un moto orbitale troppo imprevedibile. Ma anche i dettagli non visti sono stati indispensabili per definirne le caratteristiche.
Le nostre osservazioni della prima roccia di provenienza “aliena” in visita nel Sistema Solare sono state a dir poco… sfuggenti. Gli astronomi di un telescopio alle Hawaii individuarono per la prima volta Oumuamua, l’asteroide a forma di sigaro, nell’ottobre 2017, ma il masso celeste divenne in breve tempo troppo distante per essere studiato da Terra. Alla fine di novembre dello scorso anno, il telescopio spaziale della NASA Spitzer puntò in direzione dell’oggetto celeste con l’intento di osservarlo per 30 ore, ma non vide nulla.
Propellente naturale. Grazie ai dati raccolti da un altro telescopio – Hubble – si ipotizzò che la causa fosse la sua strana accelerazione, forse dovuta alla presenza di ghiaccio sulla sua superficie, sublimato durante il passaggio vicino al Sole come accade per le comete. Perciò, quando Spitzer si rivolse verso l’asteroide per osservarlo, questo non si trovava dove si pensava che fosse, e le informazioni di Hubble non arrivarono abbastanza tempestivamente per modificare l’orientamento dello strumento.
Per esclusione. Le mancate osservazioni di Spitzer, descritte in un articolo pubblicato su arxiv.org, sono state comunque molto utili dal punto di vista scientifico, perché sono servite a stabilire alcuni limiti sulle proprietà della strana roccia. Si è dedotto che doveva avere un diametro medio inferiore a 140 metri e che è probabilmente più riflettente della maggior parte di comete e asteroidi. Non emette anidride carbonica né monossido di carbonio (un altro aspetto “controcorrente”, rispetto alle comete che conosciamo) – dati che, uniti alla forma allungata e al fatto che il masso sembra rigirarsi su se stesso, contribuiscono al ritratto di una roccia a dir poco strana.
Non un caso isolato. Una possibile spiegazione avanzata da Avi Loeb (lo stesso scienziato di Harvard che ha ipotizzato che Oumuamua sia una vela solare extraterrestre) è che alcuni degli oggetti extrasolari in visita nel nostro sistema vi restino imprigionati per milioni di anni. Potrebbe essere successo a Oumuamua, ma anche a quattro altri asteroidi identificati da Loeb in un articolo scientifico da poco sottomesso, le cui orbite sono distorte in modo sospetto. Se fossero davvero interstellari, e meno fugaci di Oumuamua, potrebbero nascondere una miniera di informazioni sulla loro “famiglia” di provenienza.
DI: Elisabetta Intini
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